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ETICHETTATURA CHIARA
Parliamone
 

 
Molti di voi ci segnalano delle informazioni in tema di etichettatura che si stanno diffondendo in vari gruppi tematici sulla celiachia. Vi ringraziamo per la vostra attenzione e per il coinvolgimento di AIC.
AIC ha interesse a fornire ogni informazione richiesta, il tema è complesso, parlarne giova senz’altro a tutti.
Interveniamo, quindi, di nuovo volentieri sul tema dell’etichettatura, cui attribuiamo molta importanza per l’utilità che deve avere per tutti i consumatori, ma in particolare per coloro che hanno nella dieta rigorosa, per tutta la vita, l’unica terapia alla malattia cronica.
Il tema ci sta così a cuore, che da tempo lo sottoponiamo al Ministero della Salute, con il quale nei 45 anni di vita di AIC, abbiamo sempre collaborato.
Nello specifico, abbiamo inoltrato un interpello sul tema etichettatura, dalla cui risposta ci attendiamo maggiori garanzie sull’utilizzo delle diciture disponibili.
Torniamo, quindi, a quanto già espresso, qui e in altri canali, rispetto alla posizione di AIC sulle diciture in etichetta, che non è in contraddizione con quanto indicato dal Ministero della Salute rispetto agli obblighi normativi sull’indicazione degli allergeni tra gli ingredienti.
AIC, come altre Associazioni Europee di pazienti, vuole una indicazione che tuteli i pazienti celiaci informandoli sulla presenza/assenza, in maniera chiara e inequivocabile, di contaminazioni involontarie ma possibili negli alimenti, tema su cui attendiamo la posizione del Ministero. Per questo, AIC, ispirandosi al principio di precauzione, ha finora sempre ritenuto la presenza della dicitura “senza glutine” nell’etichetta di un prodotto “a rischio” una maggiore tutela per il consumatore paziente. La dicitura “senza glutine”, infatti, risponde per legge a indicazioni chiare e ad una precisa soglia di riferimento, i 20 mg/kg, che non devono essere superati nel prodotto finito così etichettato. La dicitura “senza glutine” è stata normata proprio in riferimento ai celiaci, è a loro dedicata, facendo riferimento al limite di tolleranza.
Non dimentichiamo che i meccanismi di reazione delle persone allergiche al frumento (o ad altri cereali contenenti glutine) sono diversi da quelli dei celiaci, le soglie che gli operatori di solito utilizzano per valutare se riportare un warning per i soggetti allergici sono basate sul concetto di “dose per porzione” e non “concentrazione”, come per i celiaci. È quindi possibile che prodotti adatti ai celiaci (glutine inferiore ai 20 mg su kg) non lo siano per i soggetti allergici e viceversa prodotti adatti ai soggetti allergici (la dose oggi in discussione al Codex Alimentarius www.politicheagricole.it è di 5 mg proteine totali del frumento/porzione) non lo siano per chi è celiaco.
Purtroppo, si tratta di un argomento molto complesso e il vuoto normativo rispetto all’informazione al consumatore sulla potenziale presenza non intenzionale di un allergene non è ancora stato colmato. I celiaci, però, hanno a disposizione una norma e un claim dedicati: il Regolamento 828/2014 e la scritta “senza glutine”. Affidiamoci ad essi con serenità.
La tuttora incompleta normativa europea, come vi abbiamo spiegato qui: www.celiachia.it, rende del tutto eterogenea l’interpretazione dell’utilizzo delle diciture: spesso, quando un prodotto che prima riportava la dicitura senza glutine smette di utilizzarla è perché l’azienda non può più garantirne la idoneità ai celiaci.
Ma, altre volte, le aziende non utilizzano o rimuovono la scritta “senza glutine” perché temono di essere sanzionate per vantare una caratteristica scontata (assenza di glutine) del loro prodotto, anche sulla base della evoluzione delle conoscenze tecniche in proposito, del mercato o della stessa giurisprudenza.
Come AIC invitiamo le aziende a utilizzare la scritta “senza glutine” perché fornisce l’informazione più chiara della sicurezza dell’alimento per chi è celiaco, solo laddove necessario, ovvero su quegli alimenti che potrebbero effettivamente contenere glutine, tra gli ingredienti o per contaminazione accidentale.
Non vi è alcuno scandalo nel dibattito sulle modalità di disciplinare temi ancora aperti e all’attenzione di autorità europee e internazionali e che nei diversi stati della UE sono gestiti diversamente.
Anzi. 
È proprio il compito delle associazioni pazienti rappresentare le proprie istanze e portare contributi al dibattito con le istituzioni. Riteniamo che proprio la continua interlocuzione tra le istituzioni e le Associazioni pazienti in Italia abbia determinato un sistema di assistenza e tutela che ispira anche altri paesi. La celiachia è proprio uno di questi esempi.

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